ALLARME INFONDATO PER LA PESCA A STRASCICO? RISPONDE MEDREACT

Le restrizioni Ue, da attuare entro il 2030 in modo graduale, riguardano solo le Aree Marine protette

A disposizione fondi di finanziamento europei finora poco usati

Photo Credit: Stefano Frattini

Da alcuni mesi le marinerie di tutta Europa sono in allarme perché circola la voce che entro il 2030 sarà vietata la pesca a strascico nei mari europei.

In realtà si tratta di un allarme infondato come ci spiega Domitilla Senni, responsabile di Medreact, una delle principali organizzazioni attive nella difesa e nel recupero del mare Mediterraneo.

“La Commissione -ha spiegato Domitilla Senni- ha presentato nel febbraio scorso un Piano d’Azione per la protezione e il ripristino degli ecosistemi marini per una pesca sostenibile volto ad invertire l’attuale declino dell’ecosistema marino, minacciato dai cambiamenti climatici, dalla perdita di biodiversità, dall’inquinamento ma anche da molte attività umane, tra cui una pesca spesso poco sostenibile. I principali obiettivi di queste misure sono promuovere l’uso di energia pulita e ridurre la dipendenza delle flotte di pescherecci europei dai carburanti fossili, così come ridurre l’impatto negativo di alcune attività di pesca sugli ecosistemi marini. Un ambiente marino in salute con stock ittici in buono stato e una ricca biodiversità è l’unico modo per garantire un futuro alle comunità europee di pescatori nel medio e lungo periodo. Detto questo- ha precisato Domitilla Senni- nel “Piano d’azione” presentato dalla Commissione europea non si parla di eliminare tout court la pesca a strascico ma di rimuoverne gradualmente l’uso in tutte le aree marine protette (AMPs) esistenti e in quelle di nuova costituzione, entro il 2030.”

I principali obiettivi di queste misure sono promuovere l’uso di energia pulita e ridurre la dipendenza delle flotte di pescherecci europei dai carburanti fossili, così come ridurre l’impatto negativo di alcune attività di pesca sugli ecosistemi marini”.

Ma queste proibizioni non dovrebbero essere già attive nelle aree marine cosiddette protette?

Esatto- risponde Domitilla Senni -In realtà queste aree delimitate di mare, nate per salvaguardare gli ecosistemi e le specie più vulnerabili spesso sono aree protette solo sulla carta, meno dell’1% è rigorosamente protetto. Inoltre, le AMPs coprono solo il 12% dei mari europei e questo non è sufficiente per combattere l’estesa perdita di biodiversità marina e l’impatto dei cambiamenti climatici. Il piano d’azione marino pubblicato adesso dalla Commissione europea intende invertire la tendenza, far applicare misure che esistono già da anni, proteggere più efficacemente le AMPs e tutelare  il 30% nei mari europei entro il 2030, in linea con gli obiettivi della Strategia Europea sulla Biodiversità 2030.. Gli stati membri sono invitati ad applicare il divieto di strascico nei siti marini Natura 2000 e nelle nuove AMP entro il 2024 e indicare come intendano vietarlo in tutte le AMP entro il 2030.  Inoltre  gli stati membri dovranno fornire piani sulle misure nazionali  da sviluppare nel 20% delle acque territoriali, sulle zone da tutelare  e sulle flotte interessate.

In realtà le aree delimitate di mare, nate per salvaguardare gli ecosistemi e le specie più vulnerabili spesso sono aree protette solo sulla carta, meno dell’1% è rigorosamente protetto”.

Perché il focus del provvedimento è sulla proibizione della pesca a strascico nelle Aree marine protette?

Come dice la parola stessa, le reti a strascico “arano” il fondale marino asportando e distruggendo tutto quello che incontrano, pesci, invertebrati, coralli, alghe, posidonie, biomassa eccetera e lasciano un ambiente devastato. Fondali marini incontaminati invece hanno una ricca biodiversità, assicurano aree di nursery e di riproduzione per molte specie e contribuiscono anche a regolare il clima sottraendo l’anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera. La pesca a strascico però rimane tuttora la più estesa pratica di pesca nei mari europei, autorizzata soprattutto nei mari del Nord Europa in molti siti Natura 2000 e in altre Aree marine che dovrebbero essere protette ma in realtà lo sono in misura nulla o insufficiente”

Si stima che, se solo il 30% dei mari fosse severamente protetto a livello mondiale, la pesca potrebbe aumentare di 8 milioni di tonnellate, circa il 10% dell’attuale pescato globale.

Questo piano d’azione come influenzerà i pescatori europei?

Le attività di pesca dipendono prima di tutto dalla qualità dell’ambiente marino  e dalla abbondanza degli stock ittici. I mari europei, e ancor più il Mediterraneo soffrono di uno sforzo di pesca eccessiva che ha decimato le risorse ittiche e compromesso gli ecosistemi marini. Le misure suggerite nel piano d’azione marino europeo a protezione delle specie marine e degli habitat, possono contribuire a ripristinare la salute del mare e a ricostituire gli stock ittici e quindi sono studiate direttamente a vantaggio dei pescatori.

Indubbiamente, in un primo tempo, queste misure influenzeranno la vita dei pescatori che utilizzano sistemi di pesca poco sostenibili. Per questo il Piano raccomanda una transizione graduale e invita gli Stati Membri a tenere in giusto conto le necessità specifiche delle comunità locali. Soprattutto invita a fare buon uso dei fondi di finanziamento europei, finora poco o mal  usati. Come confermato dalla Corte dei Conti UE, c’è ampio spazio per migliorare l’uso dei fondi europei disponibili. In particolare, gli aiuti per l’innovazione e diversificazione delle attività economiche, gli aiuti per la transizione energetica e quelli per la ricerca, o per l’introduzione di misure spaziali a tutela degli stocks.  Non dimentichiamo inoltre che diversi tipi di pesca, in particolare quella a strascico, producono una quantità spropositata di catture involontarie, anche di specie protette.

“Le misure suggerite nel piano d’azione marino europeo a protezione delle specie marine e degli habitat, possono contribuire a ripristinare la salute del mare e a ricostituire gli stock ittici e quindi sono studiate direttamente a vantaggio dei pescatori”.

Vorrei ricordare, però- ha precisato Domitilla Senni- che nel Mediterraneo è previsto fin dal 2006  il divieto di strascico nei siti Natura 2000 istituiti per la protezione dei fondali o delle fanerogame marine, nonché in altre AMP. Inoltre è già in atto il divieto della pesca a strascico sotto costa dove si trovano  molte aree marine protette. Quindi per i nostri pescatori l’impatto del Piano d’azione europeo sarà sicuramente molto inferiore rispetto agli altri mari europei.

Come giudica il Piano d’azione marino della Commissione Europea e quali risultati possiamo aspettarci?

Confesso che molti ambientalisti lo hanno criticato perché ritenuto ancora troppo blando. Indubbiamente la transizione ecologica rappresenta una sfida ineludibile e implica uno sforzo di attuazione da parte di tutti. In primo luogo, dagli Stati Membri che devono comprendere le direttive, condividerle con gli stakeholders e attuarle nei tempi previsti. È uno sforzo che sarà comunque premiato. Ne abbiamo numerosi esempi concreti, riconosciuti dagli stessi pescatori. Uno di questi è la Zona di Restrizione alla pesca della Fossa di Pomo dove le misure introdotte con il coinvolgimento di  scienziati, ong, autorità locali e pescatori hanno fatto sì che questa area protetta nel Mar Adriatico, tra Croazia e Italia, si ripopolasse di pesci in brevissimo tempo.

“Nella Zona di Restrizione alla pesca della Fossa di Pomo le misure introdotte con il coinvolgimento di  scienziati, ong, autorità locali e pescatori hanno fatto sì che questa area protetta nel Mar Adriatico, tra Croazia e Italia, si ripopolasse di pesci in brevissimo tempo

Siamo particolarmente orgogliosi di questo risultato- ha concluso Domitilla Senni- che rappresenta un modello da replicare in tutto il Mediterraneo. La proposta per la chiusura di una vasta zona della Fossa di Pomo alla pesca di fondo venne infatti presentata alla Commissione Generale della Pesca nel Mediterraneo (CGPM) da MedReAct e dall’Adriatic Recovery Project, e recepita  nel 2017 con la nascita della FRA di Pomo. La protezione della Fossa di Pomo ha prodotto risultati sorprendenti nelle aree limitrofe dove si può pescare e dove si è registrato un aumento vertiginoso della biomassa di specie commerciali, come scampi e naselli fortemente sovrasfruttati in Adriatico.